Dopo aver letto che “il Presidente Berlusconi ama la gente e vuole che tutti siano felici”, un’altra riflessione sulla candidatura del Cavaliere al Quirinale.
Silvio Berlusconi è stato per settimane il candidato ufficiale del centrodestra per le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica. Riteniamo opportuno ricordare chi è stato. Ricaviamo e pubblichiamo questo pezzo di Jacopo Coletto
Quella conferenza stampa a termine del G20, nel Novembre del 2011, è ancora ricordata negli annali della nostra amata Patria come un evento assoluto di orgoglio italico e di fiero patriottismo. Fu allora che, con grande sprezzo del pericolo e incurante delle dicerie dei soliti disfattisti, il nostro Presidente Berlusconi snocciolava fatti concreti che parlavano di un Paese benestante, florido, spensierato, e minimamente intaccato da una fantomatica crisi che vedevano solo i soliti comunisti. I ristoranti erano pieni, sui voli era difficile trovare dei posti: realtà incontestabili attraverso le quali il Presidente riuscì ad ammutolire le schiere dei nemici della nostra Patria. Purtroppo, di lì a poco, un ignominioso complotto guidato dalle forze di una certa sinistra privava l’Italia del suo Presidente, folgorato da un voto al Senato sulla legge di bilancio. Poi fu il baratro, quando il nostro Paese fu privato del miglior Presidente del Consiglio che abbia mai avuto in tutta la sua storia.
https://www.youtube.com/embed/37u_RxTgnn0 Siamo ora a un passo dal sanare quella ferita profonda e mai cicatrizzata: siamo vicini all’autentica pacificazione. Abbiamo la possibilità di dare a un uomo che ama tanto la gente, e che vuole che la gente sia felice, la giusta ricompensa per la sua carriera. Pare che in questi giorni, il Presidente Berlusconi stenti ad ufficializzare la sua candidatura al Quirinale. Vogliamo quindi ricordarne le gesta, sperando di poterci unire all’inno d’amore che echeggia in tutte le parti della nostra Patria: Presidente, siamo con te.
Fu grazie alla sua luminosa attività imprenditoriale che nacquero le TV private, vero fiore all’occhiello dell’innovazione e della creatività di cui la nostra Italia primeggia nel mondo intero: esse riempirono di sorrisi e di colori le giornate di milioni di italiani, strappandole alla tristezza e alla desolazione a cui una TV di stato di palese stampo comunista le aveva condannate. Irrilevanti le critiche di chi ci ricorda l’iter attraverso il quale, nell’ormai lontano 1984, fu permesso a queste reti televisive di trasmettere programmi in contemporanea in tutto il territorio italiano, privilegio allora concesso solo alla Rai, grazie a una legge chiaramente liberticida e sovietizzante. Il Presidente Berlusconi decise giustamente di non considerare quella regola assurda. Ci fu purtroppo un manipolo di pretori sovversivi i quali, accecati dall’odio, si erano messi in testa financo di farla rispettare. Ma con scaltrezza e decisione, il Presidente Berlusconi riuscì a smascherare questo complotto staliniano-giustizialista e, grazie ai patrioti allora al governo, ottenne che quella regola perversa potesse essere giustamente ignorata. Cosi fu che una generazione intera di piccoli italiani, a cui lo scrivente si vanta di appartenere, poté crescere con il mito di nuovi eroi. L’intraprendenza del capitano Nemo di Verne, e il coraggio del Sandokan di Salgari, che tanto avevano appassionato l’infanzia dei nostri padri, avrebbero potuto indurci a pensare con la nostra testa, trasformandoci in un popolo potenzialmente sovversivo: molto meglio crescere sognando un giorno di effettuare una rovesciata più spettacolare di quelle eseguite da Holly e Benji, o di imitare, da grandi, le gesta del ladro gentiluomo Lupin, con le sue appropriazioni più o meno indebite.
E già che si parla di appropriazioni, s’ode a sinistra un’accozzaglia sgraziata di ragli d’asino che ci ricorda l’esistenza di sentenze che paiono attestare la condotta, a detta loro non proprio esemplare, del nostro grande Presidente Berlusconi. Tacciano immediatamente queste voci stonate, e si sciacquino la bocca prima di parlare dell’ultimo Presidente eletto direttamente dal popolo (e non vengano a farci le pulci in proposito, ricordandoci noiosamente che siamo in una repubblica parlamentare e non presidenziale).
Di tutti questi esempi che i comunisti continuano a propinarci con inelegante insistenza, ne ricordiamo uno per tutti, l’ingresso di Mondadori nell’impero del Presidente Berlusconi: egli riuscì ad impossessarsene attraverso una sentenza. Una normalissima operazione, se non fosse stata per la perversa testardaggine della magistratura, che riuscì a tracciare pagamenti originati da società riconducibili al Presidente Berlusconi e indirizzati verso il giudice Metta, relatore di quella sentenza. La corte di Cassazione pretese addirittura di avere accertato la corruzione in quell’evento. Dobbiamo però affermare con forza che il nostro Presidente Berlusconi non c’entra affatto con tutta questa vicenda, perché ha potuto beneficiare di una sacrosanta prescrizione, che ovviamente equivale a un’assoluzione con formula piena (e chi dissente con quest’ultimo particolare è solo un giustizialista giacobino che non merita la minima attenzione).
Come dicevamo, il nostro Presidente Berlusconi ama la gente e vuole che tutti siano felici. Molte delle sue amicizie, tuttavia, sono spesso usate contro di lui dai soliti odiosi comunisti che, invidiosi del suo successo, le escogitano tutte pur di lanciargli addosso montagne di fango. La sua amicizia con Marcello Dell’Utri, per esempio, è da sempre stata strumentalizzata da questi staliniani. A chi ci fa notare la condanna in cassazione di Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, rispondiamo che è semplicemente un incidente di percorso. Spesso questi antipatici bolscevichi ci ricordano che, in quella sentenza, Dell’Utri è stato riconosciuto come mediatore fra Cosa Nostra e il Presidente Berlusconi. Ma che importa? Sono fatti vecchi, agli italiani non interessano, e poi lo sanno tutti che Mangano era solo uno stalliere (irrilevante che la Cassazione abbia dimostrato il contrario). E se davvero il Presidente Berlusconi avesse pagato in passato qualche persona poco raccomandabile, che ci sarebbe di male? Di sicuro lo aveva fatto in buona fede, per aiutare il prossimo.
Sono pienamente d’accordo che l’unica (unica!!) condanna vergognosamente inferta al tanto martirizzato Presidente Berlusconi sia una totale, assoluta ignominia, un’inaccettabile lesione dei suoi diritti umani, che trascina con la sua volgarità l’Italia intera nel fango e nella barbarie.
Com’è possibile che, a fronte di tanto accanimento, tante prove accertate, tante sentenze definitive di prescrizione, tante assoluzioni dovute a sacrosanti cambi di legge volti a depenalizzare reatucoli sciocchi e irrilevanti, proprio quell’indagine per frode fiscale sia riuscita ad arrivare in terzo grado di giudizio, scampando maliziosamente a una giusta prescrizione? Perché tanta foga, perché tanta fretta da parte di quelle screanzate toghe rosse? Avrebbero potuto, e dovuto, perseguire altri reati, quelli si nocivi all’Italia e agli italiani! Il fatto stesso che quel processo sia scampato alla prescrizione è una prova inoppugnabile della lotta senza quartiere che determinate parti della magistratura hanno sferrato al nostro stoico Presidente Berlusconi. Accecato dall’odio e dall’invidia, armato di leggi arcaiche e illiberali, un drappello di poco raccomandabili giudici feticisti dei calzini turchesi ha impedito al Presidente Berlusconi di compiere il suo dovere. Sopportare la visione del nostro Presidente Berlusconi affidato ai servizi sociali, alla pari di un furfantello qualunque, è stata l’umiliazione forse più grande che la nostra amata Patria abbia dovuto subire nella sua storia millenaria, partendo dall’esclusione dai mondiali di Russia per arrivare fino ai tempi del “vae victis” di Brenno.
Non è però con il ferro, ma con l’oro, per Dio!, che si riscatta la Patria!, pare che abbia detto Marco Furio Camillo, e non il contrario come subdolamente affermato dalla sediziosa propaganda di una certa sinistra. E proprio per questo, si prospetta rosea la campagna acquisti che il Presidente Berlusconi ha in serbo. Tutto il suo oro, tutte le sue enormi ricchezze giustamente accumulate nelle sue attività imprenditoriali e non, dai tempi di Mangano a quelli di Craxi fino ad arrivare ai giorni nostri, saranno la chiave che gli permetterà di conquistare il suo dovuto premio alla carriera: l’ingresso nella Storia, sancito da una solenne ascesa al Quirinale. Guidare il CSM, comandando su quei sovversivi magistrati, da lui giustamente definiti antropologicamente diversi dal resto del genere umano, sarebbe per il Presidente Berlusconi la più dolce delle vendette. Il listino prezzi va da qualche migliaio di euro, un frigorifero e una TV a colori a 99 canali per chi ama la vita frugale, fino a un paio di milioni di dollari, una Mercedes classe S con lettone stile Putin incorporato, e posto auto coperto con vista Vaticano per i più esigenti.