Benvenute e benvenuti,
Grazie per aver accolto l’invito a questa cena a così pochi giorni dalla sorprendente vittoria di Elly Schlein. È quindi la prima opportunità per noi di ritrovarsi e riflettere su quanto è accaduto.
Innanzitutto il voto di domenica 26 ha la bellezza di portare con sé una voglia reale di cambiamento e uno sguardo nettamente rivolto al futuro; nonostante alcune personalità a sostegno della vincitrice. Questa chiara vittoria è anche un demerito di Bonaccini che aveva il sostegno della maggioranza degli iscritti e di tanti amministratori locali: la sua campagna è stata purtroppo troppo fiacca, tanto che forse è addirittura meglio che non abbia vinto perché serve davvero molta energia per guidare questo partito.
Ora la vittoria va meritata. A seguito di questo risultato sarebbe incongrua una guida unitaria del partito, dove si confondano vincitori e vinti. Conto che Schlein e il suo gruppo prendano in pieno il controllo e la guida del partito, così che si possano prendere in pieno i meriti delle prossime vittorie e la responsabilità per le sconfitte, grandi o piccole che siano. Dopotutto uno dei richiami più forti sentiti in queste settimane è stato proprio a proposito dell’errore delle larghe intese. La vittoria va meritata e ne vedremo i primi effetti concreti alle elezioni europee tra 15 mesi.
Nel frattempo va rivisto il modello di funzionamento del partito. O si elimina completamente il tesseramento o si dà agli iscritti qualche motivo in più per esserlo. Se mantenuto, il tesseramento non potrebbe essere così contorto con un’apertura e una chiusura come se non ci si potesse iscrivere in qualsiasi momento o con la possibilità che a gennaio l’iscrizione vale per l’anno precedente: certe regole attorno al tesseramento sono proprio ridicole.
Qualcuno poi dovrebbe scusarsi con gli elettori per alcuni aspetti organizzativi delle primarie. Noi abbiamo saputo la notte prima del voto la composizione delle liste per l’Assemblea Nazionale e soltanto informalmente dai candidati. È stata una gravissima mancanza di rispetto, direi un insulto, tale che avrebbe anche giustificato la non apertura dei seggi al mattino seguente: che questo non accada più come non accadano più liste bloccate al Congresso!
Noi iscritti, militanti, volontari del PD non siamo dei follower, non ci presentiamo una domenica ogni tanto e pretendiamo più rispetto.
Ora, con le votazioni alle spalle, serve aiutare la nostra Segretaria affinché i temi per i quali lei ha vinto non rimangano solo degli slogan che emozionano solo un’élite intellettuale, mediamente ricca, colta e internazionale. Questi temi così importanti devono entrare nell’agenda di una sinistra vera che incontra i drammi della vita quotidiana del ceto medio e dei poveri. Sarà importante che le sacrosante battaglie per i diritti di varie minoranze non oscurino quel tanto lavoro quotidiano che il partito compie dal Parlamento all’ultimo dei circoli per risolvere problemi che stanno a cuore alla larga maggioranza delle persone.
Sull’Ucraina spero che le ambiguità delle scorse settimane siano chiarite. Per non rimanere schiacciata sulla posizione atlantista di Meloni, conto che Schlein si dia da fare per mobilitare le forze progressiste europee, a partire da quelle francesi e tedesche, non focalizzandosi su un irrealistico cessate il fuoco, ma focalizzandosi sul creare le condizioni di stabilità per quando la guerra sarà finita proseguendo nel consolidamento dell’integrazione europea.
Concludo con un pensiero sull’8 marzo. È triste notare quanto poco noi maschi ci rendiamo conto che più diritti, più rispetto e pari dignità renderebbero la vita più felice a loro stessi. È un concetto che potrebbe essere traslato anche su altri aspetti. Per esempio, non dovremmo accogliere gli immigrati perché dobbiamo essere più buoni, ma perché ci torna utile in vari modi. Non ci rendiamo conto di quanto spesso noi neghiamo a noi stessi una vita migliore solo perché inconsapevolmente o, peggio ancora, di proposito neghiamo agli altri quello che noi riteniamo scontato per noi stessi.
Grazie per avermi ascoltato.
Enrico Zanon